Domenica 11 novembre 2019, festa patronale di San Martino, si è aperta con la processione della statua del Santo Patrono per le vie del paese sorretta da Orsaresi e Alpini, ed è proseguita con la celebrazione della Santa Messa officiata dal parroco di recentissima nomina, Don Alfredo Vignolo. Dalle ore 12.00, esauriti gli impegni religiosi, è stata servita la Raviolata non stop presso la Trattoria Quattroruote accompagnata, nel pomeriggio, anche da merenda sinoira a base di farinata, frittelle, caldarroste presso la Pro Loco del paese.
Nel pomeriggio l’Associazione Ursaria Amici del Museo, in collaborazione a giovani e…meno giovani del paese, ha mandato in scena sul Piazzale degli Alpini un siparietto di sapore storico sugli antichi mestieri. Sono serviti per la rievocazione attrezzi d’epoca esposti al Museo nella sala dei lavori ed utensili delle massaie conservati nella sala della casa contadina: il bui (mastello) per la lavandaia, il treipé (treppiede/deschetto) per il calzolaio, la crôva, l’ arssiòn, il cuêin (“capra” o cavalletto dove posizionare il tronco da recidere, la sega per due persone, il cuneo) per i taglialegna, la toilette arredata di ogni “ferro del mestiere” per il barbiere, i sucròn (zoccoloni con suola in legno e tomaia in cuoio), il furcò (forcone) e la sâppa (zappa) per i contadini. Oltre all’ abbigliamento indossato da ognuno dei figuranti dopo accurata indagine attraverso foto d’epoca nel Museo o anche facendo leva sulla buona memoria e su prestiti …dei nonni.
Per rappresentare in modo realistico e storicamente congruo i mestieri di una volta sono stati poi aggiunti ed utilizzati anche altri attrezzi di nonni e di artigiani locali tuttora operativi come i falegnami Ragazzo o i fabbri fratelli Serratore. Davanti ad un pubblico curioso e ammirato, che ripetutamente si fermava ad osservarci con approvazione mentre faticavamo nell’impresa, abbiamo messo in scena un team di tutto rispetto, rievocativo ed emozionale. La lavandaia, all’opera davanti al mastello della biancheria e all’asse usato da sbattere i panni, li sfregava per farli tornare puliti…; il calzolaio seduto al deschetto e intento a risuolare zoccoli da lavoro, era concentrato ad ogni mossa che non poteva essere approssimata… Il barbiere dalla folta barba, in camice bianco come si addiceva al perfetto cerusico (anche cavadenti e chirurgo capace di ricucire modeste ferite), stava pronto a soddisfare clienti intenzionati al riordino della capigliatura ma anche attento ai numerosi attrezzi del mestiere – pericolosi se usati da mani inesperte – disposti sul tavolo da lavoro. Il contadino, che fu il protagonista della storia del paese, era semplicemente perfetto nell’abbigliamento antico (larghi pantaloni, camicione, cappello…) mentre con agilità maneggiava zappe e forconi, sotto osservazione stretta della contadina – in gonna lunga con l’immancabile scialle a coprire le spalle, la cesta foderata di paglia dove riporre senza rischi le uova appena colte dal pollaio, appoggiata al lungo manico di una zappa. Né sono mancati i taglialegna che, in azione con la grande sega da usare in due per recidere tronchi interi e con la scure per spezzare il taglio in diversi ceppi, buoni a mantenere il fuoco, hanno fatto risuonare lungamente il piazzale di colpi precisi e micidiali inferti al legname preso dalla catasta vicina. Le altre “figure” storiche del paese, ovvero il fabbro e il falegname sono stati interpretati dai fratelli Serratore e da Ragazzo Luciano, artigiani del mestiere da anni ed espertissimi in ogni manovra.
Per noi giovani, che abbiamo improvvisato ruoli e azioni decisamente inedite o lontane dalla nostra esperienza, è stato gratificante constatare che i protagonisti del passato -che quei mestieri hanno coltivato- si sono riconosciuti in noi e hanno voluto svelarci piccole accortezze da esperti per usare correttamente gli attrezzi. Piacevole ed emozionante improvvisarsi “attori” a scena aperta, per ore, di fronte ad un pubblico numeroso e …competente; ma anche toccar con mano letteralmente come faticoso fosse il lavoro gestito fino a settanta anni fa con attrezzi primitivi rispetto alle tecnologie attuali di elevata autonomia e velocità di elaborazione. Vista la buona riuscita dell’evento, ci impegneremo a riproporla il prossimo anno: bene accetti suggerimenti e consigli per affascinare il pubblico futuro con una rappresentazione storica altrettanto coinvolgente. Salit dai giuvo dl’ Ursera!!!